Gianfranco Ghironi. Marianna Bussalai nota anche “Mariannedda ‘e sos bator moros ”

Sono stato molto indeciso su quale figura femminile sarda, elaborare un dignitoso scritto in sua memoria, per le cose positive realizzate in vita (non solo per le offese e/o le violenze subite), aventi ricadute positive in ambito politico e sociale, che potessero costituire esempio per i giovani e memoria per i meno giovani, anche non isolani.

Non sono poche quelle che meritano di essere ricordate ma, il personaggio su cui ho indirizzato la mia attenzione è, a mio modesto avviso, uno dei più pregnanti e meno conosciuti al grande pubblico, sia “continentale” che, ahimé, anche sardo. A tutt’oggi, infatti, è noto soprattutto negli ambienti degli “addetti ai lavori” (storici, studiosi, politici, sociologi, docenti, scrittori, poeti, etc.), molto meno, se non addirittura nulla, in quelli della gente comune; tanto più che nella toponomastica regionale non vi è di Lei traccia adeguata e nei mass media tradizionali (cartacei e radiotelevisivi), poco se ne parla.

In un articolo redazionale dell’ANSA di Nuoro, datato 10 novembre 2018, esattamente 3 anni or sono, si fornisce notizia dell’attività effettuata dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Autonoma della Sardegna, facendo seguito e concludendo l’iniziativa intrapresa dalla analoga Commissione Nazionale, che ha reso noti i risultati di un concorso indetto tra gli studenti delle scuole secondarie di primo grado; al riguardo della toponomastica femminile in Italia e, in Sardegna in particolare.

Si chiedeva agli allievi di questi istituti di produrre ricerche e studi al riguardo e di formulare istanze per migliorare la situazione deficitaria. Risultava già in premessa, infatti, che nell’italico Paese, soltanto 8 strade/vie/piazze su 100 erano intitolate a figure femminili. Una percentuale veramente irrisoria, che doveva fare riflettere attentamente, stimolare una maggiore considerazione sull’operato delle donne ed una crescita anche nella intitolazione della toponomastica a loro dedicata, dalle varie Amministrazioni Comunali. Dagli esiti del concorso/indagine studentesca, saltarono fuori 16 nominativi di donne che si erano distinte in vari ambiti, per lo sviluppo sociale, artistico e culturale isolano.

Oltre a nomi notissimi quali Grazia Deledda, Eva Mameli Calvino e Maria Lai, anche qualche donna “dimenticata” come Ninetta Bartoli (prima Sindaca d’Italia), Fanny Trastu (grande tessitrice) e, appunto, Marianna Bussalai. Ma chi era questa donna, anch’essa “femina de gabbale”, come le altre precedentemente citate, ovvero persona di valore, degna di rispetto e stima? Cercherò di essere sintetico e al tempo stesso spero esaustivo, per fornirne una chiara visione d’insieme, a chi non la conosce.

Foto archivio ANPI


Nasce ad Orani nel 1904, nello stesso paese del grande scultore Costantino Nivola, del celebre pittore Mario Delitala e, oggi, dello scrittore Salvatore Niffoi (vincitore del Premio “Campiello” 2006), da una famiglia agiata di borghesia semirurale, che gli avrebbe consentito di proseguire gli studi scolastici che, invece, anche per seri motivi di salute (che poi la condussero al decesso nel 1947, a soli 43 anni), vennero interrotti al completamento delle Scuole Elementari. La sua innata curiosità, intelligenza e vivacità, però, la portarono a formarsi una istruzione in proprio, una notevole e variegata cultura da autodidatta, che spaziava dalla scrittura alla poesia, dalla filosofia alla politica, interessandosi moltissimo anche alla vita sociale, della sua comunità e dell’isola intera.

Marianna di cognome faceva Angioy ed era discendente del famoso indipendentista e rivoluzionario sardo Giovanni Maria che, dopo i moti antisabaudi (detti anche Vespri sardi) del 1794, da lui capeggiati, che portarono alla “cacciata” dei piemontesi dalla città di Cagliari, lo condussero successivamente a voltafaccia e tradimenti, all’esilio volontario in Francia ove morì, venendo sepolto nel cimitero principale di Parigi nell’anno 1808.
E’ sicuro che qualcosa del suo avo sia stato ereditato da Marianna che, in aggiunta alla memoria storica documentata, la condusse ad essere una donna mentalmente e caratterialmente forte nella sua fragilità fisica. Intanto, in quanto donna in piena epoca fascista e, come tale, perché gli uomini, anche non aderenti al “fascio littorio”, tendevano inizialmente a “snobbarla”, fintanto che non riuscì ad imporsi.

Di fede cristiana evangelica, socialista di pensiero e d’azione al tempo stesso, divenne la prima vera e riconosciuta indipendentista, non solo nella sua Orani, ma dell’intera isola; “scavalcando” addirittura il grande Emilio Lussu (con il quale ebbe frequentazioni ed un ricco epistolario), fondatore del Psd’Az, che, nel tempo, aveva però sposato posizioni più italianiste che sardiste vere e proprie. L’impegno sociale e politico non rallentarono, comunque, la sua voglia di conoscenza, di acculturazione e proposizione di cose sue in ambito letterario, che la portò a stringere intensi rapporti con illustri artisti, scrittori e intellettuali dell’epoca. Oltre il già citato Lussu, i poeti Antioco Casula (noto come Montanaru) e Sebastiano Satta, Giovanna Bertocchi, Michele Columbu, Dino Giacobbe, Mariangela Maccioni, Pietro Mastino, Titino Melis, Luigi Oggiano, Graziella Sechi,Gonàriu Usala e molti altri ancora.

Convintissima come Gramsci che bisognasse studiare (non necessariamente a livello istituzionale e universitario), come “conditio sine qua non”, per potere pensare di sconfiggere l’ignoranza personale e quella collettiva, che erano uno dei punti forti sui quali il padronato agrario e industriale di allora, sorretto dalla politica del pensiero unico fascista, basava il proprio potere di sfruttamento delle classi meno abbienti (rurali e cittadine). E sempre rifacendosi oggettivamente a Gramsci, lottava affinché l’archeologia, la storia, l’arte, la cultura, le tradizioni, l’ambiente, la lingua e, quindi l’identità del Popolo sardo, venissero tutelate, difese e valorizzate. In questo senso, riuscì a mescolare mirabilmente il socialismo, l’antifascismo e il sardismo, la libertà con l’identità nazionale del Popolo sardo e l’aspirazione indipendentista. Cose che non riuscirono nemmeno a Emilio Lussu, che si occupò negli ultimi tempi più di cose italiane e italianiste, piuttosto che sarde e sardiste; diventando di fatto un’autonomista, sostenitore di uno Statuto regionale, operante all’interno dello Stato italiano, ma senza più aspirazioni indipendentiste.

Foto dall’archivio ANPI

Non a caso, questo termine non compariva nello Statuto del PSd’Az da lui fondato nel 1921, insieme a Camillo Bellieni e Davide Cova e altri, sino al XX congresso del Partito che si svolse a Porto Torres nei giorni 5-6 dicembre 1981, nel quale viene deciso, dopo asprissima battaglia politica interna, la modifica dell’art. 1 dello Statuto, inserendo il termine “indipendenza” al posto di “autonomia statuale”, eliminando ogni riferimento allo stato italico.
Per queste cose e per la sua coerenza di pensiero e d’azione, portate avanti con fermezza in un periodo storico difficilissimo, ancor più per le donne, sino alla sua prematura scomparsa nel 1947, va ricordata Marianna Bussalai, combattente femminista antesignana, conosciuta anche come “Mariannedda ‘e sos bator moros” (signorina Marianna dei quattro mori).


Una donna speciale, che non subì violenze fisiche in senso stretto, ma psicologiche e sociali, a cui reagì come una combattente indomita, coraggiosa e meritevole di essere sempiternamente ricordata, anche nella intitolazione di edifici pubblici (soprattutto Scuole) e nella toponomastica sarda (se non italica); che, spesso, dedica strade, vie, vicoli, slarghi, piazze e piazzette, a persone che non se lo meritano o sono state addirittura crudeli in vita, oppure ad animali, stati, isole, costellazioni, galassie, etc..
Gianfranco Ghironi


NOTE IMPORTANTI
Per la redazione di questo articolo, sono state consultate le seguenti fonti:
1) Toponomastica femminile, tributo a donne. Progetto Commissione Pari Opportunità,16 nomi scelti da studenti.
Articolo della Redazione ANSA di Nuoro, pubblicato il 10 novembre 2018
https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2018/11/10/toponomastica-femminile-tributo-a-donne_3910480f-01ed-471d-8bd3-801d04a4d358.html
2) Wikipedia – Voce Marianna Bussalai
https://sc.wikipedia.org/wiki/Marianna_Bussalai
3) Marianna Bussalai
Volume n. 9 della Collana in lingua sarda “Omines e feminas de gabbale”, curatio da Frantziscu Casula e Zuanna Cottu, pubblicato da “Alfa Editrice” nel mese di giugno 2007,
4) “Mariannedda ‘e sos Battor Moros”, articolo di Maria Antonietta Mongiu, per la rivista online “sardegnasoprattutto”, pubblicato in data 8 Marzo 2019
http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/19921
5) La fotografia di Marianna Bussalai, è stata prelevata dalla pagina a lei dedicata sul sito web di Wikipedia di cui all’URL esatto di pagina https://sc.wikipedia.org/wiki/Marianna_Bussalai, in quanto diventata ormai di pubblico dominio, secondo le seguenti indicazioni:
Description: Sardu: Fotografia de Marianna Bussalai
Date: 1° maggio 2020 (original upload date)
Source: Transferred from sc. Wikipedia to Commons
Author: The original uploader was L2212 at Sardinian Wikipedia
Permission: PD-Italy (reusing this file)

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