Gruppo Melitea Convenzione dei diritti nel Mediterraneo. Flussi di Energia. Forum per cambiare l’ordine delle cose.

Nella bellissima sala della Protomoteca del Comune di Roma, il Forum per cambiare l’ordine delle cose ha organizzato, in collaborazione con l’Assessorato alle politiche sociali e alla salute e con la campagna Ero straniero, un convegno/tavola rotonda con una pluralità di voci.

Immigrati, deputati, rappresentanti di associazioni, giuristi, ricercatori, sindacalisti, hanno portato il loro contributo di esperienze e di idee.

Flussi di energie, il titolo molto evocativo dell’incontro, rappresenta il grande potenziale che i migranti portano con sé.

Trattati come merce, come “carichi residuali” come numeri, sono persone che cercano a rischio della vita, con immani sofferenze, di dare una svolta al loro futuro, i migranti possono rappresentare una prospettiva positiva per il nostro Paese e per l’Europa.

Va ripensata complessivamente la politica Europea ed in particolare quella italiana definita nel corso del dibattito da un importante ricercatore – testuale- : “Grottesca, inetta, inefficiente” Amen.

Dal dibattito sono scaturiti punti molto importanti di convergenza.

Non essendoci stato tempo per partecipare alla tavola rotonda prevista, Melitea firmataria della “Convenzione per i diritti nel Mediterraneo” e che come coordinatrice del tavolo mobilità nel Mediterraneo, era stata incaricata di partecipare all’incontro, ha consegnato agli organizzatori il proprio intervento che pubblichiamo qui. 👇👇👇

È una cosa strana, questa paura paranoica dell’invasione, questa determinazione a proteggersi a tutti i costi da questi esseri umani che ogni anno si esiliano dalle loro terre d’origine per dirigersi verso una terra promessa immaginata nei paesi ricchi. Ma i ricchi hanno deciso che queste maree di umanità sono indesiderate.
Fortificano i loro confini, erigono barriere, costruiscono le mura sempre più in alto. Una vera e propria strategia militare messa in atto per tenere fuori gli “invasori”.
In un atto di mimetismo, altri importanti paesi come Brasile, Cina, Australia e Russia si stanno unendo, mettendo in atto le proprie “fortificazioni” per limitare la migrazione economica dalle aree più povere verso le proprie regioni.
Tali ostacoli fisici sono strumenti efficaci per criminalizzare l’immigrazione, per consentire di pronunciare concetti che dovrebbero essere impensabili:
“Immigrante illegale.”
Fanno pensare alla gente che stanno infrangendo la legge. Con l’aiuto di questi nuovi ostacoli, giuridici e fisici, abbiamo creato una nuova categoria di criminali: il migrante.
Così confondiamo sia il diritto internazionale che i valori universali.


In questi giorni stiamo assistendo al sequestro di naufraghi su navi della flotta civile, che stanno svolgendo un ruolo di supplenza degli Stati e dell’Unione Europea nella loro responsabilità di salvataggio in mare.

Crimmigration — crasi tra le parole anglosassoni crime e migration — è l’efficace espressione con cui da ormai quasi un ventennio si indica un fenomeno di intersezione o sovrapposizione tra diritto dell’immigrazione e diritto penale. La permeabilità del confine tra questi due settori del diritto, sia a livello nazionale che europeo, ha quale effetto l’adozione di misure di tipo securitario e repressivo nella gestione del fenomeno migratorio che si traducono a loro volta in un restringimento delle vie legali d’accesso in Europa, nel rafforzamento delle attività di sorveglianza dei confini nazionali ed europei e, non da ultimo, nella criminalizzazione dei migranti, dei richiedenti asilo e di coloro che, pur prestando solamente aiuto o soccorso ai migranti, rischiano di incappare nelle strette maglie dei delitti di favoreggiamento.
In nome della protezione dei confini, si rinuncia a garantire diritti fondamentali affermati e tutelati nei Trattati e nelle Costituzioni europee



La narrazione che è stata unanimemente accolta dai media, dal Parlamento e dai Governi, a partire dalla legge Bossi Fini ha creato un sentimento popolare di astio e intolleranza.

Non abbiamo la ricetta semplice per un problema molto complesso, che richiede per un avvio di soluzione una quantità di volontà convergenti
Stati di partenza, di transito, accordi internazionali che risalgono a più di 70 anni fa, come la Convenzione di Ginevra o quella del 1982 la UNCLOS


Sollecitare con tutti i mezzi di pressione possibili l’immediata attuazione della Direttiva 2001/55/CE, che prevede, in caso di afflussi massicci, la concessione di una protezione temporanea (1 anno, rinnovabile per altri 2 anni) agli stranieri che hanno dovuto abbandonare i rispettivi Paesi e non possono essere rimpatriati a causa delle condizioni proibitive esistenti in quei Paesi (guerra, violenza endemica, violazione generalizzata dei diritti umani, fame, cambiamenti climatici estremi.. ), e la cooperazione degli Stati europei tra loro per il trasferimento della residenza degli sfollati da uno Stato ad un altro.


Intervenire sulle istituzioni nazionali ed europee per la revisione degli accordi di Dublino che agevoli la libera circolazione dei migranti in ambito europeo, per un allargamento della troppo rigida disciplina dei ricongiungimenti familiari, e per lo snellimento delle relative procedure; per una politica più efficace ed allargata delle quote di ripartizione tra gli Stati (re-location); per la creazione di un sistema normativo integrato sul diritto di asilo, basato sul mutuo riconoscimento; per una politica più permissiva in tema di rilascio dei visti;
Mobilitare tutte le associazioni perché, attraverso iniziative di contrasto idonee, sia bloccata la pratica dei respingimenti, sia in mare sia in terra, e che la protezione accordata ai migranti politici (che fuggono da conflitti o persecuzioni) sia estesa anche ai migranti che fuggono dalla povertà e dalla fame dovuta spesso a fenomeni COM;
Chiedere che la UE intervenga sui Paesi che costruiscano muri e barriere fisiche contro l’ingresso dei migranti nei rispettivi territori (come l’Ungheria), prevedendo adeguate sanzioni a carico degli inadempienti;


per lo smantellamento del “sistema sicurezza” imperniato sulla legge Bossi/Fini e per una nuova normativa che vada oltre il vincolo del permesso di soggiorno, vedendolo solo come un primo passo volontario nel processo di cittadinanza dell’immigrato, nonché cancelli finalmente il reato di immigrazione clandestina in netto contrasto con il dovere di offrire rifugio;


Ripristinare un ministero dedicato alla problematica dell’immigrazione e dell’integrazione, come nei precedenti governo Monti e Letta;
Chiudere tutti i centri di permanenza provvisoria, a partire dalla vergogna dei CPR, divenuti luoghi di detenzione privi dei minimi standard di convivenza e protezione, salva predisposizione di idonee garanzie per assicurare il rispetto dei diritti umani;
Chiedere garanzie alle autorità italiane che negli hot-spots (centri di identificazione e registrazione) siano rispettate le normative internazionali sui diritti umani in termini di trattamento e di durata di internamento;
Intervenire sul Parlamento in tema di cittadinanza perché porti a termine al più presto il processo legislativo di transizione dal regime dello ius sanguinis a quello dello ius soli, che favorisca ed anticipi l’immissione nella cittadinanza italiana degli immigrati soprattutto di nuova generazione;
Intervenire sul Parlamento italiano affinchè approvi, in linea con le raccomandazioni europee in materia, una legge nazionale che riconosca ai cittadini extracomunitari residenti sul territorio italiano il diritto all’elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative;


Prospettare, a tutti i livelli, la necessità che sia sancito in apposita dichiarazione o accordo internazionale il principio che la salvaguardia della sicurezza delle frontiere non deve mai prescindere da quella dei diritti umani.
In termini più generali, infine, sollecitare il Parlamento a varare apposita legge per la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani, in linea con i c.d. “Principi di Parigi”, adottati dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1993 (organismo indipendente, dotato di poteri e risorse adeguati, pluralista nella composizione, accessibile e con un mandato comprensivo di tutti i diritti umani internazionalmente riconosciuti).

Studio per un piano di revisione dei criteri di concessione dei visti: per esempio collegare il visto a tempo (6 mesi o 1 anno) all’esibizione da parte del migrante di un biglietto aereo A/R valido per la stessa durata, in modo che l’interessato, una volta sbarcato e verificata la sua situazione possa ricercare una occupazione idonea.

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