Suicidio in CPR: Ousmane Sylla, 22 anni, l’ultima vittima di Stato.

L’ennesimo morto di CPR pesa sulla coscienza di tutti.
Ousmane Sylla è il nome del ragazzo di soli 22 anni che all’alba di ieri, si è tolto la vita impiccandosi nel CPR di Roma a Ponte Galeria.

Aveva retto alla guerra, alla miseria, al viaggio infernale che lo aveva portato sin qui e ai 6 mesi di detenzione nel CPR di Trapani. Ma ritrovarsi chiuso in una gabbia per molto altro tempo senza la possibilità di ottenere un documento di soggiorno, però, deve aver colmato la misura e qualcosa si è spezzato in lui.
Tra la Guinea e l’Italia, infatti, non esistono accordi per il rimpatrio e la detenzione di Ousmane si sarebbe protratta per altri 10 mesi, come detta il decreto “Cutro” che ne prevede 18, concludendosi con un foglio di via ma senza rimpatrio. Questo lo avrebbe costretto alla clandestinità e gli avrebbe impedito di poter lavorare regolarmente, vivere dignitosamente e onestamente in Italia.

Forse il pensiero della sua famiglia rimasta in Guinea senza il sostegno economico che sperava di fornire emigrando, forse l’eccesso di sedativi somministrati quotidianamente dagli operatori NON medici di questi LAGER di stato, forse l’ennesima detenzione insensata e ingiusta lo hanno spinto al gesto disperato dopo aver tracciato un proprio ritratto e un breve messaggio sul muro della cella. (Ndr: nel bilancio del CPR romano la spesa per gli psicofarmaci pesa addirittura per il 51% sul totale di quelle per farmaci e medicamenti – fonte Altreconomia)

Non è il primo a suicidarsi nei CPR italiani. Dalla loro istituzione nel 1998 con la legge Turco-Napolitano, questo è addirittura la quarantesima persona che si toglie la vita dentro a un CPR. Così come già molti sono i morti causati dall’eccesso di sedazione, dai tso prolungati in totale immobilizzazione, dalle condizioni disumane in cui vengono costretti a vivere le persone illegalmente imprigionate in questi veri e propri buchi neri della legalità e dei diritti.

Sulla pelle e sul sangue delle persone con background migratorio si continua a lucrare e a farsi vergognosa campagna politica sotterrando, insieme ai morti e alla dignità umana, anche la giustizia e il sacrosanto diritto alla libertà.
Libertà di movimento, di scelta, di decidere dove vivere, di essere padroni e artefici del proprio destino.

Nella manovra economica del 2023 il governo Meloni ha stanziato ben 19 milioni di euro per altri 10 CPR (gli attuali 10 – di cui attivi 8 – costano già circa 60 milioni di euro ALL’ANNO) e col successivo decreto legge 5 maggio 2023 n. 50 ne ha spianato la strada alla costruzione.

Ousmane Sylla è l’ennesima vittima del neocolonialismo che sfrutta e inquina il sud est del mondo perché una oligarchia di globalisti (5% della popolazione di questo pianeta) possa continuare a mantenere nelle proprie mani rapaci il 95% della ricchezza mondiale e il potere sulla vita di tutti noi. È l’ennesima vittima della complice indifferenza con cui la società accoglie le leggi razziste con cui l’UE militarizza ed esternalizza le frontiere rinnegando di fatto il principio libertario su cui ha basato la propria nascita: la libertà di movimento e di circolazione nel territorio dell’Unione.

Nelle ultime volontà di Ousmane tutta la sofferenza e l’orrore delle mortifere politiche di esternalizzazione delle frontiere e un’accusa pesantissima nei riguardi delle forze dell’ordine che lo hanno arrestato.

Non si può non pretendere che si faccia chiarezza su questo particolare (la magistratura italiana ha deciso di ordinare l’autopsia e di procedere nei confronti di ignoti per istigazione al suicidio) e soprattutto non si può più tollerare la presenza dei CPR, lager di stato, luoghi di tortura e di ingiustizia, di violazione e negazione di tutti i diritti umani.

“Sylla Ousmane Kaza famiglia di Santa-Angelo a Kassino.
Se un giorno dovessi morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta.
I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro.
L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non fanno che piangere per me.
Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace”

La Casa famiglia Sant’Angelo di Cassino è presumibilmente la struttura che lo ha accolto fino alla maggiore età, momento in cui questi ragazzi soli, partiti allo sbaraglio armati solo di speranza e col peso di enormi responsabilità familiari vengono per lo più abbandonati a sé stessi per divenire oggetto di lucro delle multinazionali e delle ambigue cooperative che gestiscono i CPR italiani.

Voltarsi dall’altra parte ci rende loro complici e ancor più schiavi di un sistema che da troppo tempo tritura le vite dei più vulnerabili, calpesta la dignità e nega il più importante dei valori umani: la libertà.
Restare indifferenti all’ennesimo grido di sofferenza causato dai più biechi interessi di questa società basata sul capitalismo, sulla gestione violenta e patriarcale del potere – anche scatenando guerre e persecuzioni – e sullo sfruttamento di ogni lavoratorɜ equivale ad esserne collusi e altrettanto colpevoli!

L’ultima beffa dello Stato che lo ha ucciso: se la sua famiglia vorrà riabbracciare le sue povere spoglie dovrà pagarne le spese di rimpatrio.

#NOBORDERS
#NOCPRNOLAGERDISTATO
#LIBERTADIMOVIMENTO
#ACCOGLIENZAPERTUTTꞫ

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